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Il mio articolo completo per Il Riformista.
La situazione è critica: i sistemi sanitari devono affrontare risorse sempre più limitate e una domanda in aumento e con un trend di invecchiamento della popolazione. La digitalizzazione è considerata una soluzione chiave. Sempre più leader del settore sanitario stanno automatizzando i processi e utilizzando l’Intelligenza artificiale per supportare le decisioni cliniche, rendendo le diagnosi più precise.
Questo il quadro che emerge dal Future Health Index, lo studio, con il contributo non condizionante di Philips, che da nove anni analizza come le strutture ospedaliere, secondo i leader della sanità, siano in grado di fornire cure tempestive e di alta qualità al maggior numero di persone. Lo studio si concentra su quali siano gli ostacoli al raggiungimento di questi obiettivi, esaminando anche i modi per superarli. Nel 2024 il Future Health Index si è basato su un’indagine quantitativa proprietaria condotta in 14 paesi, tra cui l’Italia, ed è tra le principali ricerche a livello mondiale.
La carenza di personale e le pressioni finanziarie stanno causando ritardi e una diminuzione della qualità dell’assistenza, con un aumento delle liste d’attesa, soprattutto in Italia, e una diminuzione della qualità delle cure, con ripercussioni sia sul personale che sui pazienti. Questo emerge anche dall’ultimo rapporto presentato da Gimbe: è aumentata nell’ultimo anno la spesa interamente a carico delle famiglie “out of pocket” di oltre il 10 % e circa 4,5 milioni di cittadini hanno rinunciato alle cure a causa delle liste di attesa.
A questo punto ci si interroga su come l’IA possa effettivamente “salvare” i Servizi sanitari nazionali, sia in Italia che nel Regno Unito (NHS), due dei sistemi universalistici più importanti al mondo. Tra speranze e preoccupazioni, emerge un punto comune: non è possibile fare a meno dell’IA e della sanità digitale. L’IA sta rivoluzionando soprattutto la diagnostica per immagini, migliorando rapidità e precisione. Essa consente un’analisi più accurata delle immagini mediche, identificando malattie come il cancro in fase precoce e permettendo l’analisi predittiva dei dati clinici, prevenendo complicazioni. Nel nostro paese secondo l’ultimo rapporto di Agenas circa il 50% dei macchinari ha una vetustà di oltre nove anni nel pubblico ma soprattutto nel privato: ecco perché è importante velocizzare anche ciò che è contenuto nella missione 6 del Pnrr.
Dunque “il futuro della salute è digitale” come ha anche ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione di un evento organizzato dal governo del Gambia durante la 79a Assemblea generale delle Nazioni Unite, in collaborazione con l’ITU e l’Oms. Senza dimenticare però che il traguardo può essere raggiunto solo in partnership, mettendo a fattor comune competenze e knowhow di tutto l’ecosistema sanitario per collaborare e sviluppare soluzioni scalabili.
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